Il rapporto tra l'uomo e il mare è cambiato!
Vogliamo dare il nostro piccolo contributo per responsabilizzare il nostro pubblico, composto da marinai e pescatori, verso un argomento che ci sta particolarmente a cuore.
La pesca è il nostro focus del mese e oggi vogliamo parlare di Pesca sostenibile.
Quando possiamo parlare di pesca sostenibile?
I tre principi dello standard Marine Stewardship Council sono:
- Discipline di pesca che lasciano un numero sufficiente di pesci in mare.
- La pesca come attività praticata riducendo al minimo l'impatto ambientale.
- Pesca gestita in modo responsabile nel rispetto delle leggi vigenti.
Che cos'è il sovrasfruttamento?
Gli strumenti e le tecniche di pesca sono cambiati nel corso degli anni e anche la domanda umana di pesce è cambiata.
L'aumento della quantità di pesce pescato ha certamente favorito il commercio da un lato, ma dall'altro è iniziato un vero e proprio sovrasfruttamento delle risorse marine.
Le risorse marine non sono inesauribili e l'eccessivo sfruttamento degli ecosistemi marini e dei loro abitanti porta a un impoverimento dei mari sia in termini di biodiversità che di processi ecosistemici utili al benessere umano.
Per ridurre al minimo gli effetti negativi causati dal sovrasfruttamento, occorre orientarsi verso uno sfruttamento sostenibile, con un prelievo intelligente della risorsa ittica per non compromettere in modo irreversibile la sua presenza in natura.
Nell'area mediterranea sono stati fatti passi importanti in questo senso con il regolamento europeo CE 1967/2006 che definisce le misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche.
La pesca è considerata illegale non solo quando vengono pescate specie protette, ma anche quando le specie "commerciali" non vengono catturate nel periodo giusto o non hanno raggiunto la taglia legale definita (che di solito corrisponde alla taglia della prima maturità sessuale dell'animale).
Ci sono periodi specifici in cui è possibile pescare e altri in cui è in vigore il fermo biologico (o fermo pesca).
Durante il fermo pesca alcune specie non possono essere pescate per garantire loro una fase di recupero adeguata al ciclo biologico; il periodo varia da specie a specie, ma la durata è di circa 40 giorni.
Pesca distruttiva e rifiuti
Le tecniche di pesca non regolamentate provocano danni che, sommati all'inquinamento, portano a una drastica diminuzione degli organismi marini: per questo motivo tali tecniche vengono definite anche con il termine di pesca distruttiva.
La pesca con tipi di veleni (come il cianuro), ad esempio, utilizzati per stordire le prede, oltre a essere dannosa per la cattura, danneggia gli altri animali e l'ambiente in cui questi veleni circolano e si accumulano.
La pesca con esplosivi è dannosa in tutti i tipi di ecosistemi, ma lo diventa ancora di più in ecosistemi come la barriera corallina, dove il tasso di distruzione è di gran lunga superiore a quello di ricostruzione.
Una delle tecniche di pesca più distruttive è rappresentata dalla pesca a strascico: enormi reti raschiano il fondale marino, rastrellando tutto ciò che trovano.
Un effetto diretto di questa e di altre tecniche di pesca è il problema del "by catch". Lo sfruttamento intensivo delle risorse marine non riguarda solo le specie di maggiore interesse commerciale, le "specie bersaglio", ma anche tutte quelle specie che vengono accidentalmente catturate da attrezzi da pesca non selettivi e poi rigettate in mare, spesso ferite o già morte. Le catture accidentali che avvengono in questo modo causano la morte di specie che non dovrebbero essere pescate, come molte specie protette a rischio.
Nel Mediterraneo, la percentuale di pesce rigettato può raggiungere il 70% delle catture e riguarda sia le specie prive di valore commerciale sul mercato sia le specie bersaglio al di sotto della taglia minima consentita.
Il rigetto ha un impatto sia sugli stock di interesse commerciale, perché colpisce i pesci giovani prima che abbiano raggiunto l'età riproduttiva, riducendo drasticamente la produttività degli stock stessi, sia sull'ecosistema, perché vengono danneggiati interi habitat marini. Anche specie protette come i mammiferi marini o le tartarughe marine vengono spesso catturate accidentalmente, e questo è un argomento molto delicato che probabilmente meriterebbe una trattazione dedicata (forse ne parleremo in futuro).
La riduzione dei rifiuti è importante anche per l'economia dei pescatori, infatti secondo la recente riforma della Politica Comune della Pesca adottata dall'Unione Europea, i pesci al di sotto della taglia minima di conservazione catturati accidentalmente devono essere sbarcati ma non possono essere venduti per il consumo umano.
Queste catture occupano quindi una grande quantità di spazio a bordo, a scapito dello spazio disponibile per il pesce commercializzabile. Sono quindi i pescatori stessi ad avere interesse a evitare la cattura di questi individui.
L'obbligo di sbarco stabilito dalla riforma della politica della pesca, entrata in vigore con il Regolamento dell'Unione Europea 1380/2013, è una disposizione che vieta di rigettare in mare i pesci morti (pratica purtroppo piuttosto comune nelle attività di pesca professionale e ricreativa).
La pesca ha quindi un impatto multiplo sulla biodiversità marina:
- sfruttamento intensivo della risorsa in modo non sostenibile
- morte di molte specie a causa di pesca accidentale
- l'inquinamento
Cosa possiamo fare?
Il vero cambiamento culturale deve partire dai singoli individui, con l'obiettivo di raggiungere concretamente la sostenibilità e imparare a vivere nei limiti di un unico pianeta. Ognuno di noi può svolgere un ruolo importante ogni volta che acquista un prodotto alimentare pescato con metodi sostenibili.
- Seguite cinque semplici regole che vi aiuteranno a diminuire il nostro impatto sul pianeta:
- scegliere prodotti pescati con metodi artigianali a "chilometro zero" e di provenienza locale.
- diversificare la propria dieta, scegliendo non solo le specie più pregiate e conosciute: nel Mediterraneo ci sono oltre 500 specie di pesci commestibili, ma solo una ventina sono quelle solitamente scelte.
- acquistare solo pesci adulti che si sono già riprodotti.
- verificare l'origine del pesce che si sta acquistando, la sua provenienza, se è stato pescato, allevato, se si tratta di pesce fresco o congelato.
- preferite i prodotti certificati MSC (Marine Stewardship Council), ASC (Aquaculture Stewardship Council) o biologici per garantire una scelta secondo criteri di sostenibilità.
Pesca su bassa scala
La pesca, come hobby e come sport, deve essere praticata nel rispetto della natura. Questa è la prima regola per chi pratica un'"attività ricreativa" così strettamente legata all'ambiente.
Cosa possiamo fare?
Adottare la filosofia del Catch, Photo & Release(CPR) nelle gare di pesca sportiva ma anche nelle nostre battute di pesca del fine settimana, se l'obiettivo non è quello di portare a casa del cibo. Catch, Photo and Release permette di lasciare inalterato tutto il divertimento di questa attività, senza arrecare alcun danno alla natura.
Come funziona?
Molto semplice: in Catch, Photo and Release si pesca cercando di causare il minor danno possibile. La preda viene trattenuta giusto il tempo di scattare una foto come prova della cattura e rilasciata il prima possibile (è sempre necessario assicurarsi che il pesce sia adeguatamente ossigenato e che possa riprendere a nuotare senza problemi).
Questa pratica, ormai diffusa nelle acque interne, ha un impatto molto basso sulla natura e mantiene intatta l'emozione della pesca.
Se invece la pesca sportiva viene praticata anche con l'obiettivo di portare a casa il pescato, è fondamentale rispettare la legge in termini di quantità, dimensioni e specie. Anche se la legge non è particolarmente restrittiva in termini di taglia minima, soprattutto per alcune specie è buona norma rilasciare gli esemplari che non hanno raggiunto lo stadio adulto.
Vale sempre il comportamento responsabile e il buon senso del singolo pescatore.
È da evitare il prelievo durante il periodo riproduttivo o di esemplari chiaramente ovati, che saranno quelli che cresceranno e si riprodurranno garantendo la ricchezza del patrimonio ittico per gli anni a venire e, in termini puramente egoistici, il divertimento dei pescatori stessi.
Durante la pesca bisogna evitare di disperdere in acqua rifiuti, siano essi di plastica o di qualsiasi altro materiale (anche se biodegradabile); in acqua bisogna lasciare solo ciò che deve rimanere in acqua!
Pescare in modo responsabile!
Riferimenti
Sito ufficiale del WWF Italia / Mari e Oceani / Pesca Sostenibile.
Sito ufficiale del Marine Stewardship Council.
Gazzetta ufficiale dell'UE - Regolamento (CE) n. 1967/2006, 21 dicembre 2006.
Pietro Ferri, Team Aqua Map.